Capita nella vita di avere bisogno, praticamente a tutti è capitato quella volta là di avere bisogno e chiedere aiuto. E affidarsi a una voce che non si conosce. E sperare che avesse capito, la voce, di cosa avessimo bisogno.
Capitava, fino a una ventina di anni fa, di chiamare un numero urbano, e all’altro capo del telefono rispondeva una persona, che presi pochi dati subito saliva su una autolettiga e raggiungeva il posto. Se qualcuno chiamava una sede diversa, magari arrivava una ambulanza in più. Ma nessuno decideva poi chi andava dove, o come era meglio trattarla quella persona.
Allora fu creato un punto di risposta a Mondovì, dove un infermiere dell’emergenza (che quindi aveva una buona cognizione di cosa stesse succedendo) filtrava le chiamate e dava un po’ di ordine a questo che può sembrare un caso. Ma no, si poteva fare di meglio! E allora la provincia di Cuneo si dotò di una centrale unica di risposta, dove convergevano tutte le chiamate. Bene, ma non benissimo: chi rispondeva aveva sì una buona cultura dell’emergenza, ma rispetto a quanto ci si
aspetterebbe in una situazione così delicata i passi da fare erano ancora molti.
Il motto è: prima capisco dove succede, poi cosa succede, poi gli mando qualcuno.
E quindi una persona chiama, a rispondere c’è uno che fa mille domande, e intanto l’ambulanza non arriva.
Arriva, arriva… Noi arriviamo al 2018: Il sistema ormai non è più solo una centrale, ma si chiama un numero unico dell’emergenza 112. E come voi componete questo numero, subito un sistema informatizzato inizia a cercarvi: la prima voce che sentite è di una persona molto addestrata che cerca di capire dove siete. Provate quando siete in vacanza a spiegare in che via vi trovate…Facile? Ecco, vi capita lo stesso quando chiedete aiuto. La nebbia più totale!
Dicevamo, una voce amica vi ha localizzati, e lo fa in pochi secondi: trovato il posto, possiamo passare a quella che i tecnici chiamano “intervista telefonica”. Ma non vendono nulla, anzi, sono qui a trasformarvi nelle loro mani e nei loro occhi.
Gli infermieri che rispondono alle chiamate, tutti, frequentano un corso specifico, validato dalle principali scuole scientifiche e dopo un periodo di affiancamento sono pronti a rispondere alle vostre richieste. In verità, iniziano subito con una domanda: “Mi dica esattamente che cosa è successo adesso”… perché il problema di adesso lo sanno risolvere, il mal di schiena di Zio Peppo che si porta dietro dall’anno in cui l’Italia ha vinto i mondiali… no, quello no. Stiamo dicendo che sono passati una manciata di secondi, questi che sembrano dei tuttologi sanno dove siete e a questo punto, con solo una domanda, sono già pronti a farvi aiutare la persona o il bimbo che sta male. Già, e magari mandarvi pure incontro l’ambulanza con personale sanitario o un bell’elicottero colorato, o un consulto con il medico sempre presente in Centrale Operativa.
Una volta si insegnava a non toccare il malato, starci lontano. Poi è stata la fase del “caricalo e portalo in ospedale sventolando fazzoletti bianchi”. Ora nonostante il periodo sia quello di “tutti sanno fare con l’Università della Strada” è il caso di affidarsi alla voce amica.
Frequentare un corso Bls (Basic Life Support) è utile, anzi fondamentale: quando un bambino o un adulto hanno un arresto cardio-circolatorio, parte un timer virtuale che racconta quale danno subirà il cervello: più passa il tempo e più ci sarà danno, fino alla morte. Ed ecco che la nostra voce amica al telefono farà una cosa semplice e utile per arrestare il timer: vi dirà passo passo cosa fare. Seguendo le indicazioni degli Infermieri, facendo poche mosse, si permette a chi ha bisogno di temporeggiare senza gravi danni fino all’arrivo del soccorso specializzato.
Perché arrivano, ma la strada da fare è la stessa che fate anche voi.
Siete preoccupati di fare male? Di fare del male? È un pensiero legittimo, legalmente qui siamo nello stato di necessità. Siete al telefono con l’ente deputato al soccorso e loro vi guidano a fare delle manovre. Direi che non sono matti e sanno quel che fanno. E, se sanno quel che fanno,sapranno anche quel che vi chiedono di fare. Eppoi vi ricordate quella storia delle scuole scientifiche? Si, tutto quello che vi viene detto di fare è un percorso studiato e validato. Non esiste l’improvvisazione.
Ma qui sembra tutto troppo facile? E se al mio Gian Mariolino va un tappo in gola? Beh, intanto sarebbe opportuno frequentare un corso di PBLS (Paediatric Basic Life Support), dove imparereste le manovre salvavita pediatriche. E vi insegnerebbero anche a prevenire questi incidenti. Ma torniamo a Gian Mariolino: il 112 vi localizzerà (meno di un minuto) e vi passerà all’infermiere dell’emergenza sanitaria che subito vi darà indicazioni su come riottenere il tappo (anche qui, meno di un minuto). E il nostro Gian Mariolino sarà pronto a studiare un nuovo disastro. Quindi nei buoni propositi del 2018 potete aggiungere il “frequentare un corso di BLS pediatrico”, perché la voce amica è disponibile sempre, 24h\24, giorno e notte, feste comandate incluse… ma prevenire è sempre meglio, no?
Ma quella volta là che invece vi hanno fatto molte domande? “Io l’avevo detto che mi serviva solo un’ambulanza, che venissero loro a vedere anziché starsene seduti!” No, non è proprio così. Le domande sono fatte se la risposta può fare la differenza. Non solo ci possono essere due Gian Mariolino che stanno male nella stessa città, ma a volte proprio perché non sapete cosa succede, potreste sottovalutare il problema. Le domande fatte dalla voce amica servono proprio a questo: mandare il soccorso più idoneo, fare quella domanda in più per non perdersi un problema serio.
Quindi torniamo al titolo: vi sembra che le domande poste siano una perdita di tempo, invece stanno costruendo la risposta al vostro problema: se risponderete con sincerità avrete la miglior risposta. Ma se ho l’ambulanza sotto casa? Beh, ovvio che se sarà disponibile probabilmente verrà inviata. Ma magari è già impegnata su Zio Peppo, o magari non è ancora disponibile. Invece la voce amica di cui sopra ha anche la gestione e il controllo di tutti i mezzi, e ne può chiedere altri alle province vicine se capita una disgrazia. Io proverei a fidarmi, perché è gente motivata che spesso viene valutata per mantenere altissimi gli standard.
Ancora una cosa: siete sulla vostra strada con Gian Mariolino che canta a squarciagola Rovazzi e “Andiamo a comandare”. Vedete nello specchietto un’ambulanza che ulula a sirene spiegate, ecco, non inchiodate. Proseguite e lasciate spazio quando possibile, senza cambi di corsia improvvisi.
E se avete dei dubbi, se è un problema urgente, chiamate la voce amica: risolvono problemi a tutti, sapranno ben anche come aiutare voi.
Enjoy.
Filippo Gatti
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